Diritto, filosofia, teatro, architettura, neuroscienze alla prova dell’esperienza.
Si tratta di una giornata seminariale dedicata in particolare agli studenti di giurisprudenza, ma aperta a tutti i cittadini che vogliano confrontarsi su questi temi e che vogliano conoscere le finalità di questo progetto.
A causa della stanchezza morale, della crisi economica, dell’involuzione sociale, dell’analfabetismo emotivo, della pervasività della vita spettacolare, della sistematica esclusione dei più deboli, dell’indifferenza … da più parti viene invocata l’umanizzazione delle pratiche. Ma in nome di cosa? Perchè o per chi cambiare in un tempo vuoto di contenuti, di speranze e di sogni?
Che senso ha parlare di umanizzazione se non si crea, prima, uno spazio-tempo in cui queste questioni vengano assimilate non come una pesante aggiunta teorica ma come una necessario ed epistemologico cambiamento di prospettiva? Come si può, davvero, lavorare per l’umano se non si affinano le sensibilità?
Perchè qualcosa cambi – nei corpi che siamo e nelle istituzioni che occupiamo – sono necessari atti di profonda empatia.
E che intendiamo quando parliamo di empatia? Cosa comporta? Che pratiche istituisce? Come sono i luoghi pensati (o ignorati) in nome dell’empatia? Riusciamo ad andare oltre l’approccio romantico? Se l’accogliamo come una integrazione epistemologica, come cambia la regolamentazione giuridica?
Saranno queste le domande su cui si confronteranno filosofi, attori, musicisti, architetti, giuristi e neurologi. Ma non ci limiteremo a domandare. Con il contributo di più figure professionali, proporremo anche l’attivazione di un laboratorio di etica applicata rivolto ai detenuti e alle guardie penitenziarie del carcere di Gazzi (Messina).