Sono un’attenta osservatrice, mi piace appoggiare il mio sguardo sugli esseri viventi, studiarli come si fa con le farfalle, trovo sia bello il poter raccontare ciò che vedo nei contesti in cui mi muovo, ogni mutamento registrato diventa un’altra prospettiva sulle cose, può farsi piccolo tassello perché ciò che chiamiamo conoscenza degli uomini e del mondo ritorni all’ampiezza che le è propria (gli antichi dicevano che il logos è il non di ogni determinatezza) non si fissi in prese di posizioni ideologiche e si faccia simile ad una danza circolare in cui ciò che davvero conta è l’ascolto e il rispetto del ritmo del momento.
Il mio lavoro quotidiano consiste nel ridare peso e corpo alle parole dell’etica attraverso l’ideazione, la creazione e l’apertura di spazi pubblici in cui sia possibile pensare e grazie a cui i singoli cittadini, se lo vogliono, trovano i modi per rimettere in forma i loro vissuti e per disporsi ad un accordo con quei molti altri che abitano il mondo.
Gli strumenti che utilizzo sono artigianali, non mi rifaccio ad un metodo codificato. Ho frequentato molte “botteghe” che mi hanno portato ad acquisire competenze specifiche e che, tuttavia, mi hanno lasciato insoddisfatta per la loro applicazione ristretta al solo ambito disciplinare.
Per dirla in modo più semplice: nella ricerca non è possibile mantenere separate la mano destra dalla sinistra. La mano sinistra continuiamo ad averla e qualcosa dobbiamo pur farcene. Da questo desiderio e da questa visione nasce il lavoro su mente e corpo, in sincrono. I classici della filosofia e del teatro sono il mio pane, le arti performative le mie rose.